CARTELLE DI PAGAMENTO: LA RICHIESTA DI RATEIZZAZIONE NON VALE COME AMMISSIONE DEL DEBITO
La richiesta di rateizzazione della cartella esattoriale vale di per sé come riconoscimento ed ammissione del proprio debito con Agenzia delle Entrate Riscossione (ex Equitalia)?
Fino a pochissimo tempo fa i Giudici ritenevano di si: secondo il loro orientamento, chi chiedeva la rateizzazione di una cartella di pagamento riconosceva ed ammetteva di avere un debito, con la conseguenza (tutta a vantaggio del fisco) che la richiesta di rateizzazione impediva che il debito andasse in prescrizione.
L'ingiustizia di questo modo di ragionare è evidente, e non considera che spesso (quasi sempre) chi chiede la rateizzazione non lo fa spontaneamente, ma lo fa perché ci è costretto. Si pensi, ad esempio, a chi, pur ritenendo di non dover pagare nulla, chiede la rateizzazione soltanto per evitare il pignoramento da parte di ex Equitalia o per ottenere la rimozione del fermo amministrativo ingiustamente iscritto sul proprio veicolo.
Di tutto questo sembra essersi resa conto la Corte di Cassazione la quale, con l'innovativa ed attesissima sentenza n. 5549/2021, ha cambiato radicalmente orientamento, affermando a chiare lettere che la semplice richiesta di rateizzazione non vale come ammissione del proprio debito e, quindi, non interrompe la prescrizione.
In uno dei passaggi principali della sentenza in commento si legge, infatti, che "il riconoscimento di debito, quale atto interruttivo della prescrizione, non solo deve provenire da un soggetto che abbia poteri dispositivi del diritto, ma richiede altresì in chi lo compie una specifica intenzione ricognitiva, occorrendo a tal fine la consapevolezza del riconoscimento desunta da una dichiarazione univoca, tale da escludere che la dichiarazione possa avere finalità diverse o che lo stesso riconoscimento resti condizionato da elementi estranei alla volontà del debitore, dunque può anche essere tacito e concretarsi in un comportamento obiettivamente incompatibile con la volontà di disconoscere la pretesa del creditore".
Questa sentenza segna, senza dubbio, un punto importantissimo per la lotta per i diritti dei contribuenti contro le ingiustizie del fisco.
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