INTIMAZIONE DI PAGAMENTO: COME BLOCCARLA IMMEDIATAMENTE

25.02.2022

Inutile negarlo: le intimazioni di pagamento sono una vera spina nel fianco per i contribuenti, e sono molto più insidiose delle tanto temute cartelle esattoriali.

Infatti, mentre le cartelle esattoriali devono essere pagate entro 60 giorni, le intimazioni di pagamento concedono soltanto 5 giorni per saldare il debito.

Cosa succede se non pago un'intimazione di pagamento entro 5 giorni?

Dipende se il debito è maggiore o minore di mille euro.

  • Debiti superiori a 1.000 euro: in mancanza di pagamento entro il termine di 5 giorni, l'Agenzia delle Entrate Riscossione può procedere con un pignoramento oppure può attivare una procedura cautelare (fermo amministrativo o ipoteca).

  • Debiti inferiori a 1.000 euro: l'ex Equitalia manderà un ultimo sollecito di pagamento (la cosiddetta comunicazione riepilogativa) con la quale invita il contribuente a regolarizzare la sua posizione debitoria entro 120 giorni, dopodiché, in caso di mancato pagamento, procederà con il pignoramento dello stipendio o del conto corrente oppure con il fermo amministrativo.

PROBLEMA: l'Agenzia delle Entrate Riscossine (ex Equitalia) e tutti gli altri esattori, dopo la ripresa della riscossione, sono diventati particolarmente aggressivi: non sono rari i casi in cui il pignoramento dello stipendio o del conto corrente è scattato dopo appena 6-7 giorni dalla notifica dell'intimazione di pagamento.

PROBLEMA PIU' GRANDE: in 5 giorni il contribuente spesso non ha nemmeno il tempo materiale per andare da un professionista e farsi preparare una difesa adeguata.

PROBLEMA ANCORA PIU' GRANDE: se anche si depositasse un ricorso il giorno stesso in cui si riceve l'intimazione, non è detto (anzi, è improbabile) che si riesca ad ottenere un provvedimento di sospensione da parte del Giudice entro 5 giorni.

Esiste un modo per fermare (almeno temporaneamente) un'intimazione di pagamento?

La risposta è SI: grazie al rimedio della "sospensione legale della riscossione" introdotto dalla legge 228/2012 (c.d. Legge di Stabilità 2013).

Consiste nel formulare una richiesta di sospensione da mandare (possibilmente tramite posta elettronica certificata) direttamente alla Agenzia delle Entrate Riscossione ex Equitalia (o all'esattore che ha notificato l'intimazione) con la quale il contribuente, nei casi previsti dalla legge citata, fa valere le proprie ragioni; ricevuta l'istanza l'agente della riscossione è tenuto per legge a SOSPENDERE IMMEDIATAMENTE ogni attività di riscossione; a questo punto il cittadino può tirare un sospiro di sollievo, perché finché non riceverà una risposta alla sua richiesta non potrà subire nessun pignoramento.

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Presentando l'istanza di sospensione non dovrò più fare ricorso?

Una cosa non esclude l'altra: se si presenta l'istanza di sospensione legale si può proporre anche ricorso; anzi, sarebbe opportuno usare il periodo di sospensione proprio per preparare serenamente una difesa adeguata da far valere davanti al giudice competente.

ATTENZIONE: l'istanza di sospensione sospende soltanto la riscossione esattoriale; invece NON sospende i termini per presentare ricorso.

E se non si riceve nessuna risposta all'istanza di sospensione? 

Tanto meglio: la riscossine esattoriale rimane sospesa, e trascorsi 220 giorni dall'invio della richiesta, il debito è annullato per legge.

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